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L'immagine del trasporto ferroviario pendolare in Italia: il rapporto Pendolaria 2018

Ogni anno, dal 2008, Legambiente analizza la situazione del trasporto ferroviario in Italia attraverso una serie di dati, numeri, buone pratiche e denunce da parte di chi, ogni giorno, prende il treno per ragioni di lavoro o di studio. L’obiettivo è quello di illustrare la situazione di politiche e investimenti e sottolineare l’importanza di migliorare il trasporto pubblico su rotaia nel nostro Paese, offrendo un’alternativa più competitiva, più economica e più sostenibile rispetto all’automobile privata.

Aumenta il numero di persone che ogni giorno scelgono treni a lunga percorrenza, grazie all’alta velocità, ma anche treni regionali e linee metropolitane. Si tratta di 5,59milioni di pendolari e nel dettaglio, sono 2,8milioni i passeggeri che utilizzano il servizio ferroviario regionale (+1,2% rispetto al 2016) e oltre 2,7milioni quelli che scelgono la metropolitana (+1,6% rispetto al 2016), presente in 7 città italiane (Milano, Roma, Napoli, Torino, Genova, Brescia e Catania). Per quanto riguarda il trasporto nazionale, circa 40mila persone utilizzano gli Intercity e 170mila scelgono l’alta velocità tra le Frecce di Trenitalia e Italo di NTV.

Se da un lato aumentano i passeggeri sui treni regionali e nazionali, sono in diminuzione i chilometri che in media vengono messi a disposizione delle linee pubbliche, con rilevanti differenze tra le Regioni.

Individuato lo scenario generale, il dossier analizza quattro questioni più rilevanti.

La prima questione riguarda il ritardo e l’assenza di investimenti infrastrutturali che semplificherebbero gli spostamenti di milioni di persone che si spostano ogni giorno per ragioni di lavoro o studio. Sono 26 le più urgenti opere da ultimare individuate da Legambiente, che interessano un bacino di utenza complessivo di oltre 12milioni di persone, dal Piemonte alla Sicilia. Queste opere sono destinate a rimanere incompiute in quanto non ci sono le risorse per completarle (sono necessari quasi 10,8miliardi di euro). Il motivo è che dal 2002 ad oggi i finanziamenti dello Stato si sono concentrati per il 60% sulle infrastrutture stradali e autostradali, con una riduzione del 20,4% delle risorse destinate al settore ferroviario dal 2009 al 2018. A questo di aggiunge la sospensione e cancellazione di linee ferroviarie per 205km.

La seconda questione riguarda i tagli al servizio ferroviario regionale avvenuti dal 2010 ad oggi, che sono stati complessivamente del 4,7%. I problemi riguardano soprattutto il Sud Italia, dove tra il 2010 e il 2018 il taglio ai servizi ferroviari è stato del 33,2% in Molise, del 15,9% in Calabria, del 15,1% in Campania, del 6,9% in Basilicata e del 5,6% in Sicilia. In controtendenza alcune città maggiormente frequentate dai pendolari delle Regioni del Centro-Nord che hanno visto aumentare i treni per km prodotti, anche se questo ha causato tagli su altre linee considerate periferiche.

Il terzo punto analizzato nel dossier riguarda l’età dei treni in circolazione che, se da un lato presenta segnali positivi con l’inserimento di nuovi convogli di Trenitalia, dall’altro ha visto aumentare le differenze tra le Regioni. L’età media nazionale è scesa al valore di 15,4 anni (contro i 16,8 anni del 2017 e i 18,6 anni del 2016) ma il miglioramento è avvenuto soprattutto al Nord e al Centro, dove è diminuito il numero di treni con più di 15 anni di età (quando i treni iniziano ad avere problemi rilevanti di gestione e manutenzione) grazie all’introduzione di nuovi convogli e alla dismissione di quelli più vecchi. Anche se sono previsti investimenti che miglioreranno il parco treni al Sud, qui la situazione rimane critica, con un’età media dei convogli pari a 19,2 anni.

Nessun cambiamento è stato individuato in quelle che sono considerate le 10 linee peggiori d’Italia: Roma-Lido, Circumvesuviana, Reggio Calabria-Taranto, Verona-Rovigo, Brescia-Castelmaggiore-Parma, Agrigento-Palermo, Settimo Torinese-Pont Canavese, Campobasso-Roma, Genova-Savona-Ventimiglia, Bari-Corato-Barletta.

In conclusione, per rilanciare il servizio ferroviario nazionale e migliorare la situazione per i pendolari è necessario cambiare le priorità infrastrutturali e aumentare gli investimenti nel settore soprattutto per potenziare l’offerta al Sud, fermare il taglio delle linee secondarie e rinnovare il parco regionale circolante.

Fonte: Rapporto Pendolaria 2018 di Legambiente